Era il 20 agosto 2004 quando il compianto Padre Vincenzo Coli, Custode del sacro Convento di Assisi, portò in dono alla Chiesa di San Donato la Reliquia del Corpo di san Francesco. Fu preparata, per l'occasione, questa brochure dell'evento
Padre Coli intervenne con una relazione sulla "Spiritualità francescana negli affreschi di san Donato", nella quale rilevava che "la collocazione di due scene evangeliche, il sepolcro vuoto, a destra entrando, e di Cristo risorto, a sinistra, ci offre la chiave interpretativa di tutto il programma iconografico [della Chiesa di San Donato], cioè sia delle storie bibliche sia di quelle dei santi, nei quali risplende la grazia liberatrice e redentrice del Figlio di Dio: Gesù Cristo, centro, compimento e senso di tutta la realtà." E' la lettura "oméga" della storia della salvezza: solo a partire dalla Risurrezione si capiscono e si possono (ri)vivere le vicende della storia della salvezza; senza questa chiave di lettura, esse sono solo vicende umane, "troppo umane"!
Giova certamente la lettura storico-artistica dei cicli pittorici, anzi ne è la condizione indispensabile, ma non sufficiente.
Non va dimenticata la finalità per la quale gli affreschi di San Donato sono stati realizzati. Era la "Bibbia dei poveri"... la "Bibbia di Ripacandida", e aveva la prevalente finalità mistagogica, di introduzione ciooè al mistero, oltre a quella decorativa, la più evidente. L'innegabile profilo artistico degli affreschi è, per così dire, una "mancia", un di più che contribuisce a rendere attrattiva e fruibile, per ciascuno a suo modo, la "Piccola Assisi lucana.
Speciale questo anniversario perché coincide con una ripresa del turismo e quindi anche di quello religioso, dopo almeno un anno e mezzo di lockdown.
Ci auguriamo di rivedere la Chiesa di San Donato fra le mete più frequentate di pellegrini e turisti, e che questa perla del Vulture riprenda il rilievo che merita nei mas-media, per il bene del paese e A.M.D.G.